Un’invasione di ceramisti in arrivo a Roma per la manifestazione “I Rakuriosi – Sfida all’ultimo raku“: il 25 e 26 Giugno 2011 in Via di Torrevecchia 1108 nello splendido scenario del casale ottocentesco, si ritrovano artisti provenienti da tutta Europa, per la sfida tra ceramisti, organizzata per il terzo anno consecutivo dall’Associazione Bellitalia.
Anche quest’anno i maestri ceramisti Arturo Saccone e Goffredo Gaeta sono riusciti a portare a Roma artisti di fama europea.
Molte le novità per il pubblico: i visitatori potranno improvvisarsi ceramisti nel laboratorio aperto a tutti ma sotto l’attenta guida del maestro ceramista Enzo Femia; per i bambini un laboratorio per farli creare la loro opera prima, con la sapiente regia della maestra ceramista di Faenza Elena Boschi. Ovviamente per una festa così l’ingresso non poteva che essere gratuito.
Di sicuro non mancano le “attrazioni”: Elvio Sagnella più volte campione del mondo al “MondialTornianti“, si esibirà per la gioia dei visitatori; il maestro ceramista Luigi Bernasconi che ci riporta indietro nel tempo con l’antica arte dei mattoni fatti a mano.
Interessante sarà la sfida degli artisti scelti negli 8 centri anziani del nostro Municipio, che a suon di pennellate si dovranno far onore per portare gloria al centro di appartenenza.
Oltre a stand promozionali di prodotti per ceramica, per l’occasione l’Associazione Bellitalia, insieme a Poste Italiane, ha voluto realizzare un annullo speciale della manifestazione per il giorno 25 giugno: tutti i collezionisti sono invitati a quest’occasione unica.
Vedere da vicino un artista che crea, dipinge o che inforna la sua opera è un emozione da non perdere: essendo una gara il pubblico aiuterà la Giuria di esperti che Domenica 26 giugno alle ore 18,00 dovrà decretare i vincitori del IV° concorso biennale di ceramica raku 2011.
STORIA DEL RAKU
Pare che nel XVI secolo un ceramista giapponese (tale “Chojiro”), originariamente produttore di tegole, produsse casualmente la prima ceramica Raku.
Chojiro, pensò di utilizzare tale tecnica per venire incontro alla sempre maggiore richiesta di tazze per la cerimonia del tè.
Realizzò quindi un particolare impasto, semirefrattario, che gli consentì di estrarre queste tazze dal forno sempre più calde, quasi roventi.
Il termine raku in giapponese significa letteralmente “comodo, rilassato, piacevole, gioia di vivere”, termini che ci riportano alla filosofia Zen, che esalta l’armonia presente nelle piccole cose e la bellezza nella semplicità e naturalezza delle forme.
Il giapponese Rikyun Maestro di cerimonia del tè, divenne un vero e proprio mecenate della tecnica raku, abbinando l’oggetto ottenuto con tale tecnica al rito della cerimonia del tè.
Il rito viene realizzato con oggetti poveri tra i quali il più importante è la tazza, che gli ospiti si passavano l’un l’altro.
Rikyum pensò quindi di togliere il manico alla tazza e rendere la tazza di dimensioni tali da poter essere contenuta nel palmo della mano.
Col passare dei secoli anche l’occidente è venuto a conoscenza di questa tecnica e subito se ne è appropriato per applicarla alla propria cultura ceramica, applicandola alle più svariate forme, facendone principalmente non dei pezzi d’uso, ma dei pezzi unici d’arte.
Data l’immediatezza di esecuzione dell’oggetto che dà in poco tempo un risultato finale, questa tecnica con il passare del tempo ha preso sempre più piede, divenendo motivo di divulgazione dell’arte ceramica, nella sua forma più nobile, cioè nella realizzazione di un pezzo unico e irripetibile.
Soprattutto gli artisti, non ceramisti di tradizione praticano sempre più quest’arte perché vedano così realizzati in poco tempo le loro idee applicate anche alla materia ceramica.
Goffredo Gaeta