(continua dalla prima parte)
Quer pasticciaccio brutto de Malagrotta (di Giantonino Ianitusi)
“La chiusura di Malagrotta è la vittoria di tutti i romani”. A dirlo furono il sindaco di Roma ed il presidente della regione Lazio durante la conferenza stampa sulla chiusura della discarica. Secondo Zingaretti, il 1° ottobre 2013 diventava una delle giornate storiche di Roma moderna con la chiusura della discarica più grande d’Europa. Da quel giorno si sarebbe pensato a costruire un modello virtuoso per incrementare la raccolta differenziata nella Capitale e trasformare i rifiuti in risorse.
La discarica di Malagrotta era stata aperta nel 1974. Una prima chiusura era già stata ipotizzata nel 2004 e poi nel 2007, ma ha continuato a funzionare in base a proroghe e leggi speciali, in nome di un’emergenza rifiuti a cui per anni non si è voluto o potuto dare una risposta seria, nonostante a chiedercelo non fossero soltanto i residenti di Malagrotta e tutti i cittadini uniti dall’obiettivo Rifiuti Zero (Zero Waste), ma anche l’Europa.
La chiusura è avvenuta dopo che nel marzo 2013 l’Italia era stata denunciata alla corte europea di giustizia dalla commissione europea per l’ambiente in quanto parte dei rifiuti scaricati nella discarica non avrebbe subito il trattamento meccanico biologico (TMB) richiesto dai regolamenti europei per ridurre la consistenza volumetrica dei rifiuti, e facilitare un loro eventuale possibile recupero.
Dal 1 ottobre 2013 Roma è rimasta senza una discarica in cui conferire i rifiuti e senza un servizio di raccolta differenziata spinta che ne riducesse la quantità ed avviasse un processo virtuoso di recupero e riciclo dei materiali. Numerosi sono stati i tentativi di costruire una nuova discarica, senza alcun risultato: Palidoro, Corcolle (a poche centinaia di metri da Villa Adriana), Quadro Alto, Monti dell’Ortaccio, Falcognana.
La nuova amministrazione ha deciso di dare un forte impulse alla raccolta differenziata spinta, ma per ottenere dei buoni risultati c’è bisogno di tempo, soldi e collaborazione dei cittadini.
Roma produce tra le 4500 e le 5000 tonnellate di rifiuti al giorno; al netto della raccolta differenziata, restano circa 3300 tonnellate di rifiuti indifferenziati da smaltire, che ad oggi vengono inviati in altre regioni. Ma prima di inviare i rifiuti altrove, devono essere pre-trattati in uno dei quattro impianti di TMB, due dell’AMA (Salaria e Rocca Cencia), due del Co.La.Ri. (Malagrotta 1 e 2) di Cerroni.
I due impianti d’Azienda Municipalizzata Ambiente di Roma possono trattare fino a 1.300 tonnellate di rifiuti al giorno, le restanti 2.000 finiscono negli impianti di Malagrotta. E qui cominciano i problemi… Nel gennaio 2014 gli impianti Co.LA.RI. sono stati raggiunti dal provvedimento di interdittiva antimafia emessa dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro in seguito all’apertura dell’inchiesta sul sistema rifiuti nel Lazio in cui è indagato anche il gestore di Malagrotta Manlio Cerroni. Un’ordinanza emessa dal sindaco Marino il 21 febbraio ha permesso all’Ama di continuare a utilizzare tali impianti fino alla scadenza dell’ordinanza, fissata per il 21 Maggio 2014; dopo tale data l’Ama non potrebbe più trattare i rifiuti a Malagrotta. Ad aggravare la situazione, una interdittiva del TAR che impedisce al Comune di avere rapporti con il gruppo travolto da un’inchiesta giudiziaria. Ma Ama porta i rifiuti nei Tmb di Malagrotta e dal 21 febbraio, non paga il servizio.
I mancati incassi stanno bloccando gli stipendi di chi lavora in quegli impianti e quindi il loro funzionamento è diventato molto più complicato. Si parla di automezzi dell’AMA che devono fare lunghe ore di attesa prima di potersi liberare del loro carico presso gli impianti di Malagrotta e poter tornare in servizio, per cui il servizio di raccolta sta subendo vistosi rallentamenti. Ma non finisce mica qui… (fine della seconda parte)