Si sono spenti da poco i riflettori sulla Settimana Europea della Riduzione dei Rifiuti e speriamo di avervi fatto almeno riflettere sulle molte possibilità che abbiamo di ridurre i rifiuti attraverso le nostre scelte quotidiane. In particolare i “prodotti alla spina” potrebbero rappresentare, ove presenti, una bella opportunità per ridurre i consumi, soprattutto di contenitori di plastica, ma anche di tetrapack, ove presenti i distributori di latte crudo. Purtroppo NON è il caso di Roma…
Sul sito Milk Maps c’è una mappa (abbastanza aggiornata) dei distributori di latte alla spina di tutta italia; la zona di Roma è piena di bandierine ma se approfondiamo, scopriamo che sono tutte di un unico, eroico, produttore di latte crudo biologico: Biolà . E’ lui che si sposta in tutta la Capitale col furgone mobile. Dalle nostre parti viene il sabato dalle 12 alle 14:30 in via Barellai 60 presso l’azienda agricola COBRAGOR. Il lunedì è invece presente in via delle Benedettine (monte Mario) e ad Ottavia.
E gli altri allevatori dove sono finiti? Possibile che su una piazza grande come quella romana, non ce ne sono altri disposti ad investire per l’acquisto di un distributore di latte da rifornire tutti i giorni?
In verità qualcosa si stava muovendo, intorno alla capitale c’erano degli allevatori che, stanchi dei prezzi sempre più bassi offerti dalla grande distribuzione, erano disposti a “rischiare” in proprio, attraverso un distributore di latte. I romani iniziavano ad apprezzare l’idea di poter acquistare del latte fresco appena munto, portandosi la bottiglia di vetro da casa; poi però è arrivato l’inverno del 2008 che oltre alla neve ha portato il gelo sul consumo del latte crudo alla spina. Alcuni bambini si sono ammalati, indovinate per colpa di chi?
Nove casi di sindrome emolitico uremica indotta da Escherichia Coli O 157, presi a pretesto per diffondere l’idea della diretta implicazione del consumo di latte crudo non pastorizzato, hann fatto partire un tam tam mediatico utile a generare clamore, insicurezza e disaffezione: le condizioni ideali per un intervento legislativo all’insegna delle più ingiuste restrizioni.
Volevano far chiudere i distributori, alla fine si sono accontentati dell”obbligo a consigliare la bollitura del latte acquistato. Dal natale 2008 si è subito verificato un calo generalizzato dei consumi che però, da solo, non basta a giustificare il disimpegno degli allevatori della campagna romana. Molti di loro ci rimettono a vendere il latte a prezzi sempre più bassi, in concorrenza col latte ucraino o sloveno e preferiscono chiudere piuttosto che provare a venderlo da soli, perchè? Di voci ne girano tante ma non abbiamo nessuna prova… C’è chi dice che l’istituto Zooprofilattico di Roma abbia reso molto più rigidi i controlli sui campioni di latte così come girano voci di offerte che non si potevano proprio rifiutare da parte dei colossi del latte a Roma per la serie “se vuoi che continuiamo a comprare il tuo latte, non puoi venderlo da solo col distributore, nemmeno in parte”.
Rimane un unico elemento di riflessione: a Milano (e provincia) esistono più di 400 distributori di latte alla spina, nella capitale con annesso quel che resta della campagna romana cè Biolà che gira da tutte le parti col suo distributore mobile ma di postazioni fisse, se ne contano sulle dita di una mano e tutte rigorosamente fuori Roma.
Alla fine non è solo il consumatore che ci rimette (il latte crudo costa di meno ed è più buono), ma anche l’economia locale e l’ambiente: non si alimenta la filiera corta, i prodotti a chilometro zero e s’incentiva l’uso del tetrapack e della plastica entrambi riciclabili, ma fino ad un certo punto.
Ma se noi consumatori romani ci rimettiamo, cui prodest ?
Gian Tonino Ianitusi