La notte dei desideri

“San Lorenzo , io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.”

(dalla poesia X agosto di Giovanni Pascoli)

Una volta le stelle cadenti si vedevano il 10 agosto, notte di S.Lorenzo; assomigliavano ad un “pianto di stelle” ma per fortuna, non avevano niente a che fare con le stelle… Queste sorprendenti scie luminose che talvolta si possono vedere nel cielo e ci fanno esprimere desideri, sono causate da minuscoli pezzettini di polvere e roccia detti meteoroidi, che cadono dallo spazio nella nostra atmosfera e qui bruciano per attrito. Continua a leggere

La Quercia di via Rosi

Il 14 dicembre 2010 è stata tagliata dal Servizio Giardini la Quercia ormai secca di via Paolo Rosi. Il vecchio, maestoso albero aveva smesso di avere foglie da diverso tempo ed i suoi rami secchi cominciavano ad essere un problema per i pedoni.

L’albero secolare, non ha resistito all’urbanizzazione della zona, in particolare ad ucciderlo lentamente potrebbe essere stato un eccesso di terra di riporto sulle radici.

Nell’antica Roma le querce erano sacre a Giove e spesso ospitavano, secondo la mitologia, dei o ninfe o addirittura facevano profezie. Per i Romani la quercia era simbolo di forza, gloria, nobiltà e valore militare. (Nella lingua latina, il vocabolo robur significa sia forza, sia quercia).

Il ramo di quercia era per i romani simbolo di virtù, forza, coraggio, dignità e perseveranza. Esso è sempre stato il simbolo della forza, della virilità e del valore sia in campo militare,sia nelle virtù civili, come il ramo d’ulivo è simbolo della pace (entrambi compaiono nell’emblema della Repubblica Italiana).

La Quercia era un simbolo di via Paolo Rosi, un punto di riferimento e per chi se l’è potuta godere, anche una incredibile zona d’ombra; purtroppo non abbiamo foto in archivio che ne testimonino la sua maestosità, per questo motivo ci appelliamo a tutti i nostri lettori, nella speranza che ci mandiate qualche vecchia foto dell’albero.

La vecchia Quercia se n’è andata il giorno in cui, sullo stesso pianoro, sono stati piantati cinquanta alberelli che dovrebbero raccoglierne l’eredità, cerchiamo di meritarcelo. Nel frattempo le dedichiamo una poesia di Giovanni Pascoli:

La quercia caduta

Dov’era l’ombra, or sé la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: Or vedo:era pur grande!  

Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: Or vedo:era pur buona!
 
Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell’aria, un pianto… d’una capinera

che cerca il nido che non troverà.